
Dad: oltre la semplice videoconferenza
Se la Dad da Didattica a Distanza è diventata Ddi (Didattica Digitale Integrata) non è un caso: sostituire la didattica frontale in presenza con quella digitale a distanza non significa, infatti, limitarsi a fare una videoconferenza di 60, 50 o 45 minuti (in base a quanto deciso dai presidi) con i propri alunni che seguono da casa.
Significa invece immaginare una lezione completamente rivoluzionaria nei modi, nei tempi e nei mezzi di espressione. A partire dalla scelta della piattaforma da utilizzare (anche se in genere la decide la scuola) ai file da condividere da remoto. Passando, poi, per il corretto equilibrio tra moduli sincroni (cioè in diretta) e asincroni (in differita) per arricchire la classica “spiegazione” del prof. Può essere significativa anche l’introduzione tra i banchi di esperienze come il debate o il working team che nella vita possono sempre servire si arriva; per arrivare poi alle verifiche che, com’è ovvio, non possono svolgersi allo stesso modo di interrogazioni e compiti in classe conosciuti finora.
Ricorrere, in quarta superiore, alle teche Rai o a Youtube per ripercorrere la campagna in Italia di Napoleone e arrivare così al trafugamento, vero o presunto della Gioconda, oppure chiedere aiuto, in terza media, alla comicità di Totò per raccontare la geometria sono alcuni esempi degli spazi che la Ddi offre agli insegnanti per mettersi in gioco. Sperando che la diffusione di buone pratiche e la contaminazione dei saperi tradizionali con quelli digitali si rivelino l’arma in più contro la perdita degli apprendimenti che ogni chiusura delle scuole genera.