
Cose che abbiamo perso dell’università e che, a sorpresa, ci mancano da morire
Sembrava lontano, lontanissimo, ma il giorno del vaccino è arrivato. Anche se in maniera simbolica, ha rappresentato un punto di svolta in questa pandemia. Ci dicono di essere speranzosi, ma anche di tenere i piedi per terra. Che ci vorrà ancora un anno. E che il mondo, probabilmente, non sarà più lo stesso. Per chi è ed è stato studente universitario, il pensiero va irrimediabilmente a tutte quelle cose che per via della pandemia sono venute meno. E che in un cantuccio del nostro cuore speriamo possano ritornare.
Il caffè
Sembra strano iniziare questa sorta di lista con una bevanda che, diciamoci la verità, non piace neanche a tutti. Ma il caffè, volente o nolente, è un simbolo, che riunisce schiere di studenti in riti che potrebbero essere studiati a livello antropologico da una società evoluta e lontana. Ha fatto da compagno in quelle mattinate dal freddo pungente prima degli esami dove, seduti a un bar con i colleghi, era tutto un “Come stai messo?”, “Male”, “Anch’io!”. Anche chi non lo beve, probabilmente, ora ha le narici fantasiosamente piene di quel profumo inconfondibile che affolla i corridoi, stazioni di passaggio mentre si ritorna a casa e il ricordo di quelle pause tra una lezione e l’altra che spesso si concludevano con un “Ma sì, restiamo qui a goderci il sole, per oggi abbiamo fatto abbastanza”.
Le corse interminabili
Questa forse è una delle cose che meno ci manca, ma col senno di poi e complice la privazione, anche alzarsi presto la mattina e prendere un treno affollato sembra un gesto circondato da un’aura quasi malinconica. Un po’ come gli sguardi che ci si scambiava tra pendolari mentre si aspettava il treno della metropolitana, tutti col viso stanco e con zaini e borse stracolme di libri e non solo: gomme, trucco, cuffie, abbonamento. Rimanere a casa grazie alla Dad ha rappresentato una comodità non indifferente per molti pendolari, certo… ma quest’anno appena trascorso avrebbe dovuto essere anche pieno di corse per non far tardi alla lezione delle 8, o per prendere l’ultimo treno alla fine di una giornata che pareva interminabile.
Le aule studio
Il vaso di Pandora. Il nucleo. Un po’ il compendio di tutte le cose che abbiamo dovuto lasciare con più rammarico. Le aule studio, insieme alle biblioteche, rappresentavano per noi quelle oasi assolate nei nostri atenei. Spesso rumorose e senza un posto libero, quando finalmente si trovava una sedia e un tavolo liberi (da soli per una sessione di studio intensiva o con gli amici… con cui spesso lo studio passava in secondo piano) era sempre una vittoria apprezzata. Spesso, nelle immediate vicinanze, c’era proprio una macchinetta del caffè o un distributore di merendine varie, che allietavano i tomi infiniti con cui ci si scontrava. E c’era anche la pausa sigaretta, tattica, che spesso veniva annunciata con un’alzata rapida del nostro amico dipendente dal tabacco e dal suo perentorio “ho bisogno di una sigaretta, pausa!”.
Lo studio
Certo, non abbiamo mai smesso di studiare. Ma proprio in mancanza di tutte queste cose, anche lo studio non è stato lo stesso. Non abbiamo potuto alleggerire l’ansia con una bevuta o una sessione di shopping sfrenato… né festeggiare la promozione (o confortarci per la bocciatura) nel medesimo modo. Studiare era un’altra cosa, quando si poteva prendere realmente “una boccata d’aria fresca”, senza lo scudo (necessario) della mascherina. E diciamocelo: è stato mille volte più difficile, complicato e sconfortante. Ma, in qualche modo, ce l’abbiamo fatta. Qualche esame l’abbiamo dato. Qualche aneddoto divertente su qualche sfortuna che ci è capitata (chi ha detto connessione ballerina?) lo abbiamo da raccontare. Presto, magari, i mesi difficili che abbiamo dovuto affrontare saranno solo un ricordo e prenderanno un posto tra le nostre chiacchiere, forse proprio davanti a un caffè, sul treno, in aula studio: tutte cose che torneranno a far parte delle nostre vite. Perché forse il mondo non sarà più lo stesso, ma le nostre vite da studenti resteranno irrimediabilmente assediate da esami, lezioni da sbobinare e appunti prestati e mai visti tornare indietro. E un po’ ci è mancato anche questo.