
Co-living e lavoro: i giovani del 2022
Co-living e lavoro: i giovani in età pre-universitaria e, potremmo dire, proto-universitaria (cioè i ragazzi iscritti ad un ateneo da un anno al massimo), sono stati “oggetto” di un report della Link University, l’Università privata internazionale di Roma, con sede e didattica in presenza nello storico Casale di San Pio V.
Precedentemente ci siamo soffermati, su questo portale, sul bisogno degli universitari di “provarsi” in un’esperienza lavorativa, già prima della fine del ciclo di studi, e abbiamo sottolineato come ciò non avvenga necessariamente per ragioni economiche. Qui ci focalizziamo su un’altra questione: “quale” tipo di lavoro i ragazzi immaginano per il proprio futuro. Il report sopracitato riguarda un’età compresa tra i 16 e i 19 anni. Insomma, il delicatissimo periodo che si declina tra le prime “infatuazioni” intellettuali – quando si comincia “da lontano” a distinguere un percorso universitario – e i primi mesi in ateneo, caratterizzati da possibili ripensamenti o, al contrario, da una passione crescente nei confronti del “mondo” di cui si è varcata la soglia. Cerchiamo, qui, di riassumere i risultati del sondaggio.
Un lavoro da “creare” e da poter rinnovare e trasformare
La prima indicazione interessante è che i ragazzi vedono il futuro come il tempo della creazione del lavoro, non della ricerca” dello stesso. Il lavoro non è una opportunità che si coglie – o, meglio, che si “accoglie”, rispondendo ad un’offerta da parte di altri -, ma è il risultato di una costruzione ex-novo basata sulla propria creatività e voglia di affermazione. Solo il 10 per cento dei ragazzi consultati si aspetta un posto nel settore pubblico. Il 59,5 per cento, invece, ritiene che la professione, come detto, vada auto-costruita. Una sostanziosa percentuale, nell’ambito di questo discorso, guarda con favore e curiosità al digital work. Le piattaforme digitali, in pratica, sono una delle dimensioni alle quali i giovani si accostano con più fiducia come possibile “casa futura” che offra indipendenza e crescita. Inoltre, il 41,6 per cento degli studenti non sogna il posto fisso, ma un lavoro “continuamente rinnovato”.
Vivere insieme: la dimensione del “co-living”
Un’altra particolarità della nuova generazione di adolescenti e post-adolescenti (frequentanti, come dicevamo, gli ultimi anni di scuola o i primi di università) è l’idea del “co-living” come modus vivendi legato all’abitare. Indipendentemente dai legami sentimentali, i ragazzi immaginano di dividere il tetto con amici o colleghi, e non solo per ridurre le spese d’affitto, ma anche per costruire nuovi rapporti amicali durevoli nel tempo. Oltre il 60 per cento dei giovani è favorevole all’“abitare condiviso”, che diviene, chiaramente, stile di vita e possibile punto di partenza per nuove “avventure” lavorative, potendo incontrare, negli altri, competenze e conoscenze per inventare nuove mission professionali.