
L’Università di Bergamo si propone agli studenti
Siamo ormai quasi a luglio, ora è davvero estate. Certo, tantissimi studenti stanno ancora concludendo gli esami di maturità. Ma i “metri” che separano dal traguardo sono davvero pochi. E i ragazzi sanno bene che da qui a tre o quattro mesi inizierà un’altra fase della loro vita. Tutto sarà diverso. Una porta si chiuderà ed una soglia sarà lì, socchiusa, nell’attesa di essere varcata. Quest’estate sarà “strana”, sui generis. Alla fine delle vacanze non si tornerà “nell’aula”, nel “luogo di sempre”, nella “casa” che per cinque anni ci ha ospitato. Né i colleghi saranno gli stessi. E allora sulla spiaggia, o in montagna, con la famiglia o in gruppo con gli amici, saranno diversi i bagni, i tramonti, le sere in discoteca. Impazienza e paura insieme. Perché ciò che sta per iniziare è troppo importante. Ed è per questo che le Facoltà si presentano, organizzano “open day”, danno fondo alle proprie competenze di sano marketing, per mostrare ai ragazzi qual è il mondo che li attende in Università. Probabilmente anche per “alleggerire”, facendosi conoscere, quel timore di fondo che accomuna i neo-diplomati nei confronti dell’Università stessa, intesa come ponte verso la vita adulta.
Lo slogan dell’Università degli studi di Bergamo ci ha colpiti perché contiene un verbo inusuale, nelle campagne di promozione delle varie facoltà. È il verbo vivere. Lo slogan suona “Impara. Cresci. Vivi”. Quel “vivi” ci è piaciuto perché sta lì quasi al posto di “lavora”, “inserisciti”, “trova una strada”. E’ chiaro che in realtà, nel marketing di facoltà dell’università di Bergamo, il lavoro e l’inserimento nel tessuto produttivo – non sia mai non fosse così! – sono “incastonati” in quel “vivi”. Però ci ha ugualmente colpito l’effetto particolare ottenuto dal crescendo di significati dei tre verbi. In poche parole, il Rettore e il corpo docenti stanno dicendo: scegli Bergamo, perché sarà innanzitutto una esperienza di vita intensa. E lo si capisce, questo, leggendo le diverse offerte non solo didattiche, ma ludico-sportive, aggregative, culturali, nell’ambito della vita della città.
Bergamo capitale della cultura 2023
Tra i “motivi” per scegliere l’Università di Bergamo, ne è “sfoderato” uno, ad esempio, che non è legato alla didattica dei vari insegnamenti, ma al genius loci della città. E’ come se si dicesse: “Vieni a studiare a Bergamo per scoprire Bergamo”. Per viverla. Sulla “punta” di questa “freccia”, nell’arco dei responsabili del marketing della facoltà, c’è quel “vivere” di cui sopra. Alla fine del percorso di studi avrai anzitutto interiorizzato lo spirito di una città. Avrai certamente trascorso del tempo passeggiando per la Bergamo medievale, sotto le case-torri della prima metà del 1300, e magari avrai visitato, in un pomeriggio libero, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea o la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Sport e tempo libero
Un altro dei fiori all’occhiello dell’Università è individuato nell’attenzione allo sport. Bergamo vanta un polo sportivo di 13mila metri quadrati, con la possibilità, per i ragazzi, di praticare 26 sport diversi. Il tempo libero dallo studio è considerato fondamentale per lo studio stesso. E non possiamo che trovarci d’accordo. Ed ecco che vengono presentate svariate “associazioni” che, insieme all’Ateneo, organizzano corsi gratuiti di canto o di recitazione. Il tutto anche per favorire l’aggregazione tra studenti. E’ chiaro che la presentazione dell’Ateneo prosegue col mostrare l’offerta formativa, comprendente 19 corsi di laurea triennali e 23 magistrali. Però resta quello slogan, Impara Cresci Vivi, che ci fa capire quanto il corpo didattico dell’Università italiana stia sempre più comprendendo che il percorso formativo-scientifico delle università sia una esperienza di vita compiuta in sé, non un semplice “passaggio” attraverso una galleria da cui uscire “al più presto” con una fronda di lauro sul capo.