TOP
laureati

Laureati italiani tra i peggio pagati in Europa

Ancora brutte notizie per i laureati italiani. Secondo i dati analizzati dalla società di consulenza Mercer, gli italiani sono i laureati con le paghe tra le più basse in Europa. Insieme a noi? Polacchi e spagnoli. Come riporta anche Il Corriere della Sera la situazione tutt’altro che rosea non fa che acuire la già dilagante fuga di cervelli dall’Italia. Per “fuga di cervelli” si intende per l’appunto il fenomeno di studenti che, una volta laureatisi, sceglie di investire in una carriera lavorativa fuori dai confini del nostro Paese. Ma gli si può dare veramente torto?

Gli stipendi

Un neolaureato italiano guadagna in media 28mila euro lordi all’anno. Se già sembrano pochi, il dato spaventa se messo a confronto con gli altri paesi. Nel Regno Unito, ad esempio, un neolaureato guadagna circa 32mila euro lordi. Ancor meglio i francesi, con circa 35mila. Più di tutti fanno gli svizzeri, con 50mila euro. 

Non sorprende, quindi, che sempre meno persone decidano di investire in una carriera universitaria. Nel 2018, la media dei laureati in Italia era di circa il 27,8% della popolazione. Nel resto d’Europa? Il 40,7%. 

Cervelli in fuga

Se state pensando di trasferirvi all’estero, sappiate di non essere i soli ad aver vagliato e intrapreso questa scelta. Specialmente negli ultimi anni, la percentuale di chi ha deciso di vivere e lavorare in un altro Paese (europeo e oltre) è cresciuta del 41,8% rispetto al 2013. Del resto, le attrattive sono tante. Ma c’è anche chi resiste e non vuole essere costretto a lasciare il proprio Paese. Ma allora come fare?

Non tutto è perduto

Nonostante questo, però, laurearsi resta comunque uno dei mezzi più utili per arrivare ad avere una retribuzione maggiore rispetto a chi possiede un titolo di studio di seconda superiore. In termini percentuali, si può arrivare a guadagnare il 37% in più. Sono poi stati annunciati forti investimenti per il mondo accademico e per i ricercatori in Italia, proprio per arginare il fenomeno della fuga di cervelli. Sarà infatti utilizzata una parte dei fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) attua allo scopo. Gli studenti, per migliorare le proprie possibilità di assunzione, potrebbero in futuro puntare sul doppio titolo e sulla contaminazione del proprio background universitario. In breve: nuove e più immediate modalità per differenziarsi sul mercato del lavoro già durante gli studi accademici.